L'antica civiltà egizia fiorisce sul Nilo, importante via di comunicazione e preziosa risorsa per l'agricoltura: non a caso gli Egizi soprannominavano la loro terra “dono del Nilo”, come avremo modo di approfondire. Il fiume nasceva al centro dell'Africa per poi proseguire il suo corso tra rapide e cascate verso il nord del continente fino a gettarsi nel Mar Mediterraneo con una foce a delta. Il territorio si divideva così in Basso Egitto (zona nord) e Alto Egitto (zona sud) (fig. 1).
In epoca Protodinastica (3.000 a.C.) (vedi linea del tempo) avviene l'unificazione tra i due territori, come testimonia una celebre stele (fig. 2) in cui Horos e Seth, rispettivamente le personificazioni dell'Alto e del Basso Egitto, sono rappresentati nell'atto di unire il fiore di loto e la pianta di papiro al segno geroglifico sema che significa unire.
L'unione tra i due regni viene attribuita al leggendario personaggio di Menes. Da questo momento in poi la corona portata dai faraoni sarà composta da una tiara bianca (simbolo dell’Alto Egitto) e da una tiara rossa (simbolo del Basso Egitto) (fig. 3).
Gli storici hanno diviso la storia egizia in 30 dinastie. Durante il Regno Medio la capitale passa da Menfi a Tebe. Nel 1700 a.C. l'Egitto viene invaso dagli Hyksos, gli “stranieri”, provenienti dall’ Asia. Durante il Nuovo Regno l'Egitto si avvia alla conquista della Siria e della Palestina (fig. 4).
L’invasione ittita viene arrestata nel 1250 a.C. con la battaglia di Qadesh. Successivamente gli Egizi sono assoggettati dagli Assiri (664 a.C.), dai Persiani (525 a.C), da Alessandro Magno (332 a.C.). Sotto i Tolomei la nuova capitale diverrà Alessandria d'Egitto. Sarà Cleopatra VII l'ultima grande regina della dinastia: l'Egitto dopo la sua morte diventerà parte dell’Impero Romano.
La società egizia era di natura gerarchica. Alla sommità della piramide sociale (fig. 5) c'era il faraone (fig. 6), colui che governava il cielo e la terra per conto degli dèi. L'armonia del cosmo era nelle sue mani: invincibile in guerra, sovrintendeva alle fasi del ciclo lunare e alle piene del Nilo.
Tra i simboli del suo potere ricordiamo le corone dell’Alto e del Basso Egitto e il copricapo nemes (fig. 7).
La fronte era fregiata dal cobra, rappresentazione di Ra, una delle manifestazioni del dio solare. Inoltre, il mento era caratterizzato da una barba posticcia simbolo di divinità: la indossava anche la regina Hatshepsut, se pur donna, nelle apparizioni in pubblico. Il faraone deteneva il potere legislativo, esecutivo, giudiziario. La carica più alta da lui designata era quella del visir, il suo braccio esecutivo: egli fungeva da primo ministro, si occupava di amministrare il tesoro del Regno, sovrintendeva alla giustizia, ai lavori pubblici e ai trasporti, controllava la riscossione delle tasse e partecipava ai consigli di guerra. I gradini immediatamente inferiori erano occupati da nobili, sacerdoti, scribi e guerrieri. Tra i nobili il faraone sceglieva i suoi funzionari più importanti soprattutto per quanto riguardava la gestione del dipartimento delle imposte, dato che l'immensa ricchezza del Regno si fondava su ingenti entrate fiscali che dovevano sostenere le guerre, il lusso della corte, le retribuzioni degli stessi funzionari (questo era il motivo per cui avvenivano frequenti censimenti). Le tasse venivano pagate in natura perché nell'antico Egitto non circolava la moneta. In tutto il Regno erano localizzati enormi silos in cui si conservavano quintali di grano: non a caso il gatto era uno degli animali più venerati proprio perché allontanava i topi dai granai. L’ammontare delle tasse sui raccolti variava in base alle inondazioni del Nilo.
Molto importanti erano i sacerdoti, i quali officiavano i culti religiosi ed erano i depositari delle offerte agli dèi. In una società in cui risulta fondamentale archiviare rendicontazioni di entrate ed uscite dalle casse dello stato, importante era la figura dello scriba, esentato dal pagamento delle tasse e in grado di leggere e scrivere al pari dei sacerdoti. Per diventare scribi bisognava frequentare delle scuole specifiche. Lo scriba era un mestiere ben retribuito come si vede da questa scultura custodita nel Museo del Louvre in cui l’effigiato ha un aspetto pingue (fig. 8).
In Egitto c'erano due livelli di insegnamento: quello base prevedeva l'insegnamento della calligrafia, dell'arte del contare, la copiatura di testi classici. Un livello superiore prevedeva la copiatura di testi classici e sacri e la redazione di documenti funerari. Le scuole erano annesse ai templi e ai palazzi, erano frequentate da fanciulli e da fanciulle tra i 5 e 10 anni; tuttavia, gli scribi potevano essere solo di sesso maschile. Per allenarsi nella scrittura si utilizzavano come supporti ossa di animali e cocci vaso (fig. 9).
Gli Egizi sono stati tra i primi astronomi: sapevano identificare Mercurio, Venere, Giove, Saturno, conoscevano le eclissi, calcolavano le ore notturne osservando la posizione delle stelle (fig. 10), erano in grado di costruire clessidre.
L’agrimensura nasce nell’antico Egitto: a causa delle frequenti piene dei Nilo, infatti, occorreva redigere mappe catastali ben precise per definire i confini tra le proprietà: un esempio ne è il papiro matematico Rhind (fig. 11).
Importante strumento di misura era il cubito (fig.12) che corrispondeva alla lunghezza dell'avambraccio: esso era suddiviso in piede, palmo, mano, pugno e dito.
Ritornando agli scribi, essi erano nominati per decreto reale. Tra i loro compiti c’era: redigere contratti e testamenti, contare il bestiame e il grano (versato come tassa dai contadini), calcolare l'ammontare delle imposte e la loro riscossione. La scrittura degli egizi era geroglifica, basata cioè su ideogrammi che simboleggiavano oggetti e concetti astratti. Successivamente ad ognuno di questi segni cominciò a corrispondere un suono. I testi geroglifici erano incisi su pietra (fig. 13), dipinti su pareti o riportati sui fogli di papiro (fig.14) ottenuti intrecciando le fibre di questa particolarissima pianta che caratterizzava il territorio egiziano. Sui fogli si scriveva con canne di fiume o con penne di uccelli intinte in inchiostri vegetali.
I soldati (fig. 15) erano importanti ai fini della difesa del regno: avevano un distintivo militare dorato a forma di mosca proprio al fine di voler accomunare la loro tenacia in battaglia all'insistenza tormentosa tipica dell'insetto.
Gli ultimi scalini della piramide sociale erano occupati dagli artigiani, i contadini e gli schiavi. I contadini, durante i periodi di piena del Nilo, quando non potevano dedicarsi alla cura dei campi, erano utilizzati come manodopera nella costruzione delle piramidi dopo essere stati suddivisi in squadre, ognuna con un capo e contrassegnata da un nome. Durante il resto dell’anno irrigavano i loro campi a mano, con secchi a bilanciere, e vi coltivavano orzo e grano sfruttando il calpestio delle mandrie per interrare i semi. Le donne avevano l’incarico di vagliare i grani (separavano cioè i semi dalla pula). La mietitura avveniva tagliando le spighe con i falcetti (fig. 16).
Dopo essere stato raccolto in sacchi, il grano veniva depositato nei granai. I contadini erano tenuti a consegnare 1/5 della raccolta alla corona. Gli Egizi allevavano i bovini, dai quali ricavavano la carne e il latte. Essi, inoltre, venivano utilizzati come animali da lavoro (fig. 17) mentre gli asini erano impiegati come animali da soma. Si cacciavano le oche e si pescavano pesci con le reti (fig.18).
Molto apprezzato era il mestiere del vasaio (fig.19): questi bravissimi artigiani realizzavano anche amuleti, statuine verdi o azzurre per simulare la malachite e i lapislazzuli (fig. 20).
Gli schiavi appartenevano allo strato sociale più basso. Pur facendo i mestieri più umili, percepivano un salario e potevano migliorare il loro status. Tra di essi c'erano anche prigionieri di guerra o persone che non erano riuscite a saldare i loro debiti e avevano perso tutto quello che possedevano (fig.21).
Le materie prime
L'Egitto era ricco di metalli, in particolar modo di oro, proveniente dalla Nubia. Dall'Asia minore si importava l'argento. Sicomori, palme (fig.22), tamerici, popolavano il territorio mentre dal Libano si importavano le conifere.
Gran parte del legname era utilizzato per costruire imbarcazioni fluviali (fig.23). Gli Egizi temevano, paradossalmente, di inoltrarsi nel Mar Mediterraneo perché consideravano pericoloso un territorio fuori dal controllo del faraone- dio.
Le case
Le case (fig. 24) erano costruite con mattoni crudi (argilla e paglia) e ricoperti da un tetto di paglia. Dovevano proteggere dal caldo e dal sole. Le case dei più ricchi avevano finestre e porte con stipiti e battenti di legno (quest’ultimo materiale era costoso perché importato dal Libano). I pavimenti erano in terra battuta. Al centro c'era una sala con un portico e nella parte retrostante erano presenti magazzini e una cucina. Le pareti erano intonacate e qualche volta dipinte.
Molto apprezzato era il giardino popolato da fiori e piante esotiche (fig. 25).
La mobilia era molto sobria. I poveri dormivano sulle stuoie mentre i ricchi su letti con intelaiature di legno con la parte terminale a forma di zampe di leone (con funzione apotropaica) (fig.26). Si utilizzavano anche i poggiatesta (fig. 27) per ripararsi dai serpenti o dagli scorpioni.
Non c'erano impianti igienici. Per quanto riguarda la fornitura d’acqua é stata ritrovata una cisterna collettiva all’esterno del villaggio di Deir -El Medina (fig. 28), un abitato destinato ad ospitare gli artigiani costruttori dei templi della Valle dei Re insieme alle loro famiglie.
Quali sono le principali divinità egizie?
Ricordiamo innanzitutto Shu, il dio dell'aria (fig.29), il dio della terra Geb (fig. 30) e Nut, la dea del cielo (fig. 31).
Geb e Nut genereranno Osiride, Iside, Seth e Nefti. Seth (fig. 32), geloso di Osiride (fig.33), ne causò la morte e ne ridusse il corpo in pezzi disseminandoli per tutto l'Egitto.
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Allora Iside (fig. 34), sposa e sorella di Osiride, andò alla ricerca delle membra del marito e le ricompose. In una notte d'amore essi genereranno Horus (fig. 35), il quale vendicherà il padre. Egli sarà una delle manifestazioni del dio sole, insieme a Ra (fig.36) mentre Osiride andrà a governare il Regno dei morti.
La dea Sekhmet (fig.37) ha l'aspetto di leonessa. Secondo la leggenda essa fu chiamata a punire una rivolta degli uomini ordita contro gli dèi, ma inebriata dall'odore del sangue versato perse del tutto la ragione. Il re degli dèi allora la attirò in una trappola usando della birra colorata con ocra rossa affinché sembrasse sangue. La dea si ubriacò a tal punto da non riuscire più a riconoscere gli esseri umani. Tornata in sé, fuggì in esilio.
Il dio Thot (fig. 38) ha le sembianze di babbuino o quelle di un ibis. È il protettore degli scribi, garantisce la memoria degli dèi e la racchiude in archivi.
Ogni tempio d'Egitto è organizzato attorno alla triade Osiride, Horus, Iside. Per entrare nell'aldilà occorreva ottenere un'ordinanza da Osiride. Bastet é la dea della casa e della fertilità (fig. 39). Il dio Bès (fig. 40) proteggeva la vita domestica e portava fertilità. Era rappresentato con la lingua di fuori, aveva un aspetto terrorizzante, proteggeva le partorienti (all'epoca le pelvi piccole e un bacino stretto rendevano molto pericoloso il parto). Era un grande bevitore: lo testimoniano giare di vino che ricordano la forma del suo corpo panciuto; per molti studiosi, infatti, anticiperebbe la figura mitologica di Sileno.
Anubi (fig. 41), il dio sciacallo, si poteva trasformare in serpente o in falco. Era il protettore della mummificazione e del regno dei morti. Maat (fig. 42) era invece la dea della giustizia. Hathor (fig. 43) è la dea dell'amore, ama bere: i suoi fedeli, quando volevano comunicare con lei, aggiungevano sostanze narcotiche nelle bevande durante le celebrazioni in suo onore.
Khnum (fig. 44), dalla testa di ariete, ha creato al tornio il mondo e gli uomini in quanto dio vasaio. Ptah (fig. 45) era il dio degli artigiani. Il dio Apis (fig.46) aveva la forma di toro. L’animale veniva scelto dei sacerdoti in base a determinate caratteristiche come, ad esempio, la presenza di una macchia bianca a forma di triangolo sulla fronte o a mezzaluna su un fianco. Ha un disco solare con il serpente sacro tra le corna. A seconda che l'animale scegliesse di entrare o meno in una stalla si preannunciavano eventi fausti o nefasti.
Le leggende descrivono i corpi degli dèi composti da minerali preziosi; le carni sono dorate, le ossa argentee, i peli di lapislazzulo. I capelli erano corvini (neri con riflessi blu). Avevano dimensioni giganti: Osiride era alto ben 8 cubiti, 6 palmi e tre dita (4 m, 66cm). Profumi inebrianti precedevano la loro apparizione. Per quanto riguarda il cibo preferiscono la carne cotta, aborriscono quella cruda. Tutto ciò che emanava dal corpo divino diventava produttivo: ecco allora come dall’urina di Iside viene generata la pioggia mentre dal vomito di Ra si crea il bitume e dal germogliare del suo sudore ha origine il lino. Per spostarsi utilizzavano la barca, il mezzo più nobile, così come faceva Horus quando andava a combattere i nemici. I cavalli (i quali, insieme alle ruote, furono introdotti nel regno dopo la guerra contro gli Hyksos) erano lesivi della loro dignità: un dio su un carro era inconcepibile a meno che non si manifestasse durante la battaglia nella figura del faraone o quando, sempre attraverso le sembianze di quest’ultimo, fosse coinvolto in battute di caccia. Gli dèi si incarnavano nelle loro statue all'alba: se il tempio che le ospitava veniva distrutto o ricostruito, si procedeva alla mutilazione degli occhi o di quelle parti del corpo che, secondo le credenze, erano state animate da questi esseri immortali.
Esisteva una corrispondenza tra i pianeti e gli dèi: Venere era Ra quando veniva identificata con il sole nascente dopo la notte, mentre era Osiride o la stella della Sera quando accoglieva il sole dopo il tramonto. L'apparizione della stella Sirio annunciava il periodo di piena.
Simbolo di Ra è l’obelisco (fig. 47) con la punta dorata che catturava i raggi del sole. Gli obelischi furono preda dei conquistatori dell'Egitto: il più maestoso è quello di Karnak, portato a Roma da Costanzo II nel quarto secolo d.C. e collocato in piazza San Giovanni Laterano da Sisto V.
Alcune curiosità sulle divinità egizie
Osiride indossa la corona dell’Alto Egitto, impugna il pastorale ricurvo e il flagello (vedi figura 33).
Iside (vedi figura 34) ha in testa un trono. Le statuette di Iside erano colorate col bitume, simbolo della terra nera d’Egitto resa fertile dal limo. Alcuni studiosi hanno ricondotto l’immagine della Madonna col Bambino a quella di Iside che allatta Horus (fig. 48 e 49).
Horus (vedi fig.35) ha una testa di falco, indossa le corone dell'Alto e del Basso Egitto. Impugna l’ankh, particolare croce simbolo dell'anima vitale e il was, uno scettro con l’estremità ricurva.
Ra (vedi fig.36) ha testa di falco con sopra un disco solare circondato da un serpente.
Bastet (vedi fig.39) è anche la dea degli unguenti e dei profumi. Secondo alcuni la parola alabastro deriverebbe proprio da Bastet: le donne egiziane custodivano i profumi in vasi di alabastro.
Per gli Egizi l'anima del defunto dopo la morte poteva assumere vari aspetti (fig.50): l'akh, in forma di ibis, era la parte spirituale che entrava a far parte del mondo delle stelle. Il ba, raffigurato come un uccello dalla forma umana, era in grado di tornare sulla terra e agirvi materialmente, ma doveva rientrare nel sepolcro al crepuscolo e trascorrervi la notte. Il kah, l'energia vitale, era rappresentato con due braccia umane alzate: simboleggiava quelle forze vitali che garantivano la sopravvivenza degli esseri sia umani che divini. Il kah era la copia perfetta del corpo e si nutriva del cibo lasciato dalla comunità al defunto per garantirgli la sopravvivenza oltre la morte.
Gli Egizi credevano che i defunti potessero tornare sulla terra oltrepassando una soglia tra il mondo dei vivi e quello dei morti: ciò avveniva quando il sacerdote recitava delle formule incise proprio su queste porte (fig. 51).
Accanto al defunto si collocavano i corredi funerari (tra cui statuette con sembianze di persone a lui vicine : concubine, rematori della barca etc.) allo scopo di aiutarlo a sopravvivere nell'aldilà. Oggetti di uso quotidiano e cibi potevano essere veri o simulacri in pietra o in coccio. In alcune tombe sono state rinvenuti modellini in legno e gesso di case: scoperchiandole si possono ammirare stanze con figurine che riproducono scene di vita quotidiana (un po’ come avviene nelle case delle bambole). All'inizio solo il faraone godeva dell'immortalità, in seguito questo privilegio si estese a tutti gli uomini che in vita erano stati “buoni”. Del viaggio dell'oltretomba parla il libro dei morti (fig. 52) che guidava il defunto verso la meta ambita: l'incontro con Osiride.
Il viaggio era disseminato di pericoli e imboscate come strade infuocate senza uscita e demoni. Il morto doveva varcare porte custodite da giudici che gli ponevano delle domande al fine di esaminarlo: il mondo ultraterreno egiziano, da questo punto di vista, ci ricorda il viaggio di Dante narrato nella Divina Commedia. Una volta giunto al cospetto di Osiride, quest'ultimo, davanti a 42 giudici, sottoponeva il defunto alla prova della pesatura del cuore: se fosse stato più leggero di una piuma (simbolo di verità), avrebbe goduto delle gioie della vita ultraterrena partecipando, ad esempio, ai pasti funerari. In caso contrario sarebbe stato divorato da un mostro con una testa di coccodrillo, corpo di ippopotamo e criniera di leone. Accanto alla bilancia, ci sono il dio Horus e il dio sciacallo Anubi. Durante la pesatura, gli amuleti a forma di scarabeo, collocati sulle bende di lino che avvolgevano il corpo del defunto, intervenivano a perorarne la causa persino nel caso in cui egli avesse condotto una vita poco virtuosa. Il dio Thot, dalla forma umana e dalla testa di ibis, col calamo in mano è pronto a vergare la sentenza mentre contemporaneamente, sotto forma di babbuino, è presente sopra la bilancia a sottolineare l'ineluttabilità del giudizio.
Molti studiosi hanno collegato l’iconografia di Anubi che pesa il cuore del defunto per deciderne la sorte nell’aldilà a quella di San Michele Arcangelo (fig.53), il santo guerriero venerato dei Normanni. Anch’egli, infatti, nell'iconografia cristiana ha il compito di pesare le anime dei defunti con l'ausilio di una bilancia, per decidere se destinarli all'Inferno o al Paradiso.
Anche per gli Egizi, inoltre, come per i cristiani, l'acqua assume un significato di purificazione durante i rituali: in una scena dipinta su un cofano per libri funerari, appare un defunto che beve dell'acqua fresca offertagli dalla dea del sicomoro. Nel contempo, in basso, anche il suo kah beve in una ciotola posta a terra. Per finire, anche il faraone proclamava giubilei (al pari dei papi cristiani) al fine di far adorare al popolo la sua persona, rafforzando così il suo potere.
Gli Egizi praticavano la mummificazione perché credevano che i morti avrebbero così avuto la possibilità di rientrare nei loro corpi. Dapprima i faraoni erano i soli ad usufruire di questa pratica, in seguito si è diffusa tra tutte le persone agiate. Come narra lo storico greco Erodoto, si estraeva il cervello con un uncino infilato attraverso il naso, poi con una pietra tagliente si vuotava il corpo dalle visceri. Queste ultime erano custodite all'interno dei vasi canopi (fig. 54) immersi in profumi: si tratta del cuore, dei polmoni, del fegato, degli intestini. Tali vasi avevano l’effigie degli dèi preposti alla protezione di questi organi, con le sembianze di una testa umana, di un uccello, di uno sciacallo e di un babbuino.
Il corpo svuotato veniva lavato con vino di palma, riempito con sostanze aromatiche, ricucito e messo sotto uno strato di natron (sali di sodio), lavato, cosparso con unguenti e avvolto da bende di lino impregnate di resine profumate (fig. 55).
Nella fasciatura erano inseriti amuleti dalla forma di scarabeo con sopra incise frasi che attestavano l'innocenza dei peccati del defunto per perorarne la causa dinanzi al tribunale di Osiride. Successivamente un corteo funebre accompagnava la salma fino alla necropoli. Vi partecipavano donne, le prefiche (fig. 56), con il compito di gridare e piangere la sua dipartita.
Il corpo veniva sepolto nella parte sotterranea della tomba insieme al corredo funebre. Il sarcofago (fig.57) aveva funzione di protezione. Le pareti del sepolcro ricordavano scene dell'aldilà e la vita del defunto (figura 58).
La magia
Formule magiche erano pronunciate a scopo medico per guarire dalle punture di scorpioni o dai morsi dei serpenti. Riti di maledizioni erano eseguiti scrivendo formule su vasi o figure in terracotta che venivano poi distrutti (così agivano i faraoni quando volevano danneggiare i loro nemici). Si praticavano magie anche per proteggere i bambini dalle malattie immaginate come esseri oscuri che agivano durante la notte cercando di strappare i piccoli alle loro madri.
Per capire l’importanza che del Nilo nella civiltà egizia leggiamo questo prezioso documento storico:
«Salute a te, o Nilo che sei uscito dalla terra,
che sei venuto per far vivere l’Egitto!
Occulto di natura, oscuro di giorno, lodato dai suoi seguaci;
è lui che irriga i campi, che è creato da Ra per far vivere tutto il bestiame;
che disseta il deserto, lontano dall’acqua:
è la sua rugiada, che scende dal cielo.
Amato da Gheb, capo dei cereali, che fa prosperare tutti i laboratori di Ptah,
Signore dei pesci, che fa risalire gli uccelli acquatici [verso sud];
è lui che produce l’orzo e fa nascere il grano perché siano in festa i templi.
Se è pigro, i nasi sono otturati e tutti sono poveri,
si diminuiscono i pani degli dei e periscono milioni di uomini.
Se è crudele, tutta la terra inorridisce, grandi e piccoli gridano.
Sono ricompensati gli uomini quando si avvicina: Khnum lo ha creato.
Quando (il Nilo) comincia ad alzare, il paese è in giubilo, tutti sono in gioia.
Ogni mascella prende a ridere, tutti i denti sono scoperti (nel riso).
Portatore di nutrimento, ricco di alimenti, creatore di ogni cosa buona,
signore di riverenza, dal dolce odore, benigno quando viene;
è lui che fa nascere le erbe per il bestiame e dà vittime a ogni dio;
(anche) quando è (ancora) nella Duat, il cielo e la terra sono ai suoi ordini,
essendo il conquistatore delle Due Terre;
è lui che fa divenire pieni i magazzini, che fa larghi i granai,
che dà qualcosa ai poveri,
che fa crescere gli alberi secondo il desiderio di ognuno e non si ha mancanza d’essi.
Quando è adirato, i sudditi sono indigenti, sono distrutti i cibi dell’anno,
si vede il ricco preoccupato, si vede ognuno con le sue armi,
il compagno aggredisce il suo compagno; non ci sono vesti per vestire, non ci sono ornamenti per i figli del nobile.
Non c’è parto di madre, per la sterilità (causata) dalla sua mancanza.
Nessuno si unge.
È lui che ristabilisce la verità nel cuore degli uomini: chi dice menzogna gli dovrà render conto.
Si è adirati con il mare che non porta grano,
si adorano tutti gli dei, che facciano calare volatili sul deserto.
Non c’è chi batta la sua mano per l’oro,
non c’è chi si abbeveri d’argento, non si mangia il vero lapislazzuli:
l’orzo è invece il prodotto pregiato.
Quando (il Nilo) monta nella città, gli affamati si saziano coi prodotti della campagna tenendo la brocca alle labbra e un fiore di loto alle narici.
Ogni cosa è abbondante nel paese, ogni erba nella pianura.
Avevano dimenticato di mangiare, ogni cosa buona era ridotta nelle abitazioni,
la terra era caduta in miseria. Ma mentre fluisci, o Nilo, ti si fanno offerte,
ti si sacrificano buoi, ti si fanno grandi offerte, ti si ingrassano volatili, ti si prendono
antilopi nel deserto,
ricambiandoti i benefici.
Si offre (anche) a ogni dio, come si fa al Nilo,
con incenso, buoi e capre, e volatili in olocausto».
(Edda Bresciani, Letteratura e poesia dell’Antico Egitto, Einaudi, Torino 1969, pagg. 209-211)
Testo di https://it.wikipedia.org/wiki/Inno_al_Nilo
Gli Egizi chiamavano il Nilo sacro nutritore. Essi assimilavano il fiume alla Via Lattea. La notte nella quale comincia la piena é celebrata ancora oggi. L'inizio dell'inondazione era segnato dalla comparsa di Sirio nel cielo del mattino.
L’antico popolo suddivideva l'anno in tre stagioni: l’inondazione, la germinazione del seme, il raccolto del grano: quindi tutto il ciclo dell’esistenza ruotava attorno al fiume, tanto è vero che l'Egitto era considerato il dono del Nilo. Grazie alle sue acque, infatti, venivano irrigati i campi, si dava da bere al bestiame, prosperavano le messi, si riempivano i granai e i templi si arricchivano con le offerte dei cereali, si costruivano dighe e canali. Il Nilo procurava anche i pesci per poter mangiare. Quando non era in piena gli uomini vivevano in condizioni di povertà e non c’era pane sufficiente per tutti. Quando le piene erano violente provocavano disgrazie, quando erano regolari tutti erano felici, la vegetazione prosperava. Il Nilo nutre tutti gli uomini: per ringraziarlo della prosperità che dona, viene immolato il bestiame in suo onore. Quando é adirato i sudditi sono infelici e dilaga la povertà che è causa di guerre: non si producono vestiti, gioielli, ornamenti, le donne diventano sterili. Chi giura sulla verità, giura sul suo nome. In periodo di carestia l'orzo diviene più prezioso dell'oro, dell'argento e dei lapislazzuli, materiali con cui erano fatti gli dèi secondo le antiche credenze. Buoi, volatili, antilopi vengono a lui sacrificati affinché faccia prosperare l'Egitto.
Gli Egizi erano alla ricerca del contatto col divino attraverso la perfezione geometrica e matematica. Le tombe più antiche sono le cosiddette mastabe, comparse nel periodo Protodinastico. Esse si concentrano vicino Menfi nel basso Egitto. La loro pianta è rettangolare e hanno pareti a scarpa. All’inizio vengono costruite con mattoni crudi essiccati, in seguito sono realizzate in pietra calcarea perché più resistente e duratura (fig.59).
Il sarcofago era tumulato in una camera funeraria collocata sottoterra, raggiungibile solo attraverso un pozzo verticale che partiva dal tetto e la cui apertura era sigillata. Il condotto era riempito di pietre al fine di isolare il defunto dal mondo dei viventi e assicurargli così la pace eterna (fig.60).
La parte in superficie era dotata di ambienti dedicati alle offerte o ad ospitare i vivi che volevano pregare per la pace del defunto. Qui si trovava la statua eretta in sua memoria insieme ad una stele (lastra con sopra incisioni) in pietra o in legno che rappresenta una falsa porta attraversata dal kah quando tornava dal regno dei morti al mondo dei vivi per cibarsi delle offerte. Tutto l'ambiente era decorato da scene dipinte e geroglifici che illustrano banchetti dell'aldilà e ricordano la vita del defunto (fig.61).
Le mastabe in origine ospitavano sarcofagi di faraoni, ma quando questi ultimi iniziarono a essere sepolti nelle piramidi, furono destinate ai dignitari di corte (sacerdoti e scribi). Il loro insieme formerà complessi di necropoli (cimiteri) (fig.62).
Le piramidi
Saqqara
Le prime piramidi erano a scaloni perché create dalla sovrapposizione di più mastabe: un esempio é la tomba del faraone Djoser (inizio antico Regno) della terza dinastia, sita a Saqqara all'interno di una necropoli (fig. 63) la cui costruzione raggiunge l’altezza finale di 60 m.
L'architetto che ne ha curato la costruzione é un certo Imhotep (fig. 64), citato come “amministratore del palazzo” e “capo degli scultori” nei brevi testi scolpiti alla base della statua del faraone.
Sottoterra (fig. 65) si trovano la camera funeraria e gli appartamenti reali in cui, secondo le credenze religiose, il faraone avrebbe abitato dopo la morte. Si diceva inoltre che lo spirito del defunto fosse in grado di assistere alle cerimonie funerarie organizzate in suo onore, attraverso i fori praticati nel muro all'altezza degli occhi della statua con la sua effigie.
Giza
Nel 2013 è stato ritrovato il diario di Merer (fig.66), un funzionario “ispettore” che aveva il compito di organizzare il trasporto di blocchi di calcare sul Nilo funzionali alla costruzione della piramide di Cheope tra Troyu (l’odierna Tura) e Giza.
Qui, infatti, si trovano le tre piramidi lisce fatte edificare da Cheope (2604 2581 a.C.), Chefren (2572- 2546 a.C.) e Micerino (2539- 2511 a.C.). Il complesso (fig. 67) secondo alcuni ricalcherebbe la posizione delle tre stelle facenti parte della cintura di Orione. Esso si colloca a ovest del fiume Nilo: l'occidente era simbolo del tramonto del sole e, dunque, di morte.
La piramide più grande e più antica é quella di Cheope (fig. 68), ora alta 137 metri, conosciuta come una delle 7 meraviglie del mondo antico. Rivestita con calcare di Menfi, all'interno ospita una camera funeraria insieme a vari corridoi, passaggi, condotti per l’aereazione (fig.69).
La pianta quadrata e le facce a forma di triangolo isoscele rimandano forse ad un concetto di perfezione mentre l’intera costruzione allude all'ascesa del faraone dalla terra al cielo. I grossi blocchi di pietra calcarea erano stati sollevati grazie ad una rampa a spirale sistemata attorno alla piramide poi inglobata all'interno della costruzione. Delle tre piramidi del complesso (fig.70), quella di Chefren (fig.71) conserva ancora l'originario rivestimento in calcare. Per il viaggiatore che arrivava a Giza, il complesso funerario doveva apparire una visione meravigliosa: i raggi del sole, infatti, infrangendosi sulle pareti lisce bianche, conferivano alla struttura un senso di meraviglia e di splendore. La pietra calcarea era il materiale ideale per questo tipo di costruzione perché si tagliava e si scavava facilmente in profondità. I volumi dovevano esprimere grandiosità e compattezza.
A guardia del complesso funerario figura una sfinge (fig.72): si tratta di una scultura con il corpo di leone e la testa del faraone Chefren (su quest’ultimo punto non tutti gli studiosi sono d'accordo). Essa indossa il copricapo regale. Era sepolta nella sabbia: solo nel diciannovesimo secolo è venuta interamente alla luce. Realizzata con pietra calcarea, era a guardia delle tombe dei faraoni. Una curiosità: nei secoli successivi la sfinge è diventata un motivo decorativo con significato apotropaico: un esempio è la facciata della basilica di S.Nicola di Bari (fig. 73) ove è collocata sopra il portale.
La scultura
Secondo le credenze degli antichi Egizi, le statue sostituivano le persone ritratte. Incidendo su di esse le preghiere in forma di geroglifici, quando venivano lette, l’anima del defunto ritornava dall’aldilà continuando a vivere nell’oggetto. Probabilmente nei secoli successivi, la leggenda del Golem (fig. 74) e le teorie alchimiste hanno preso spunto da queste superstizioni.
Alcune sculture a forma di parallelepipedo testimoniano l'amore per la geometria. Le statue in pietra calcarea di Rahotep e Nofret (fig.75) (2575- 2551 a.C Museo del Cairo) riproducono i due dignitari in posa ieratica cioè con lo sguardo fisso davanti a loro come se stessero avendo un muto colloquio personale con le divinità. La carnagione della donna è chiara, al contrario di quella dell'uomo: ciò rimanda al fatto che le donne erano chiuse in casa a lavorare, protette dal sole, mentre gli uomini, vivendo per la maggior parte del tempo all'aperto, erano più abbronzati. Le pose sono rigide e sporgono dagli schienali come se fossero altorilievi. Un braccio é sollevato verso il petto. Gli occhi realizzati in quarzo mostrano uno sguardo quasi vivo.
Il gruppo statuario di Micerino e Khamerer-Nepti (fig.76) (2490- 2472 a.C. Boston Museum of Fine Arts) è ricavato dal basalto. Lei cinge i fianchi del marito con un braccio. La posizione della coppia è stante. La scultura segue i canoni della statuaria egizia: entrambi i coniugi hanno la gamba sinistra protesa in avanti come se stessero avanzando in una processione solenne. Il faraone indossa il nemes, una gonna corta e una barba posticcia. La moglie veste una lunga tunica di lino sottile aderente. Rimangono ancora tracce della primitiva pittura nel colore rosso sul viso e nel nero sulla parrucca. I volti sono solenni ed inespressivi. Micerino impugna due cilindri simbolo del comando regale.
La Maschera di Tutankhamon (fig.77) (1325 a.C. Museo del Cairo), rinvenuta all'interno della sua tomba sita sul pendio della Valle dei re, è stata realizzata con oro e pietre semipreziose. Il bel volto del giovane faraone, morto dopo appena nove anni di regno, è incorniciato da un nemes con strisce orizzontali in oro e lapislazzuli. Gli occhi sono di quarzo e di ossidiana. Egli indossa una barba posticcia mentre sulla fronte ha un serpente e un avvoltoio, simboli regali. Il collare che adorna il busto è realizzato con feldspato, turchese, corniola.
Nella parte retrostante (fig.78) il copricapo si chiude con un cilindro, mentre ai lati del busto vengono riportate le incisioni con invocazioni che guidavano le anime nel mondo dei morti. La maschera ricopriva il volto del giovane faraone, il cui corpo mummificato era protetto da ben quattro sarcofagi uno dentro l'altro.
La pittura
La pittura egizia è presente all’interno dei templi, nelle camere sepolcrali o su sarcofagi. I temi principali raffigurati sono la vita nell'oltretomba e scene della vita quotidiana del defunto. La rappresentazione è bidimensionale e ha valore simbolico. Prima di dipingere, l'artista tracciava sulla parete un reticolo per definire la proporzione delle figure: se in piedi dovevano essere alte 18 quadretti, sedute 15 quadretti. Ogni quadretto corrisponde alla dimensione di un pugno (fig. 79).
Dopo aver tracciato la linea di contorno si stendeva il colore senza sfumature. I colori erano macinati e mescolati con acqua, lattice di gomma e albume: per i rossi e i gialli si utilizzavano gli ocra e le argille, l’azzurrite per l'azzurro, la malachite per il verde, il gesso per il bianco, la fuliggine o il carbone a legna per il nero. Il viso e gli arti erano rappresentati di profilo mentre l'occhio e il busto erano frontali. I pennelli erano fatti con fibre di palma legate tra loro.
Di seguito ecco due esempi di pittura egizia: il primo è una scena di caccia nella palude nella tomba di Nebamon (1350 a.C. ora al British Museum di Londra) (fig. 80) in cui lo scriba é rappresentato mentre é a caccia di uccelli sul Nilo. In mano stringe tre aironi, i quali servivano ad attirare altri uccelli. Nell'altra mano impugna un bastone ricurvo. A destra figura la moglie adorna di gioielli, rappresentata più piccola perché considerata meno importante. In basso la figlia offre un mazzo di fiori. Il dipinto risulta particolarmente interessante perché la fauna e la flora nilotica sono rappresentati in maniera dettagliata: si vedano ad esempio i pesci, gli uccelli e il gatto che con gli artigli tiene fermo un uccello mentre azzanna le ali di un altro. Il significato della pittura è la vittoria dello scriba sulla morte.
Sempre allo stesso complesso appartiene la scena del banchetto funebre (fig.81) in cui compaiono sulla destra due danzatrici mentre sulla sinistra quattro fanciulle sedute suonano il flauto accompagnando la melodia con il battito delle mani. Due volti sono rappresentati frontalmente, gli altri sono ripresi di profilo. La linea è vivace ma allo stesso tempo elegante. Da notare che le piante dei piedi sono girate verso lo spettatore.
Alimentazione e banchetti nell'antico Egitto
La dieta mediterranea nasce nell’antico Egitto. Cosa mangiavano gli Egizi? Alcune informazioni le possiamo trarre dalle raffigurazioni tombali e dai corredi funerari (fig.82).
Pane e birra erano gli alimenti nazionali. Per quanto riguarda le pratiche agricole la semina avveniva dopo l'inondazione del Nilo. L'aratro (fig.83) consisteva in un vomere di legno che terminava in due manici ricurvi. All'estremità c’era una traversa collocata davanti alle corna dei buoi. Un uomo governava i manici buttandoci tutto il suo peso mentre camminava, l'altro invece li guidava. I due si scambiavano i ruoli ad ogni solco tracciato.
Per la mietitura si utilizzava la falce di legno dal manico corto. Le spighe venivano battute per separare i chicchi dalla paglia per poi custodirli in granai a forma di silos. I cereali, nella maggior parte dei casi, costituivano lo stipendio mensile dei lavoratori. I chicchi erano macinati dalle donne. Gli Egizi coltivavano orzo, farro. Nelle case dei più ricchi si cucinava in locali indipendenti o nei cortili dove era collocato il forno in terracotta mentre le famiglie più povere si dedicavano alla cottura dei cibi in una stanza imbiancata con la calce. ll focolare era scavato e coperto da un piatto di ceramica. Il pane assumeva diverse forme (anche quelle di animali); vi si aggiungevano fichi, miele, datteri, uva passa per ottenere focacce dolci. Rifiutare pane ad un mendicante era considerato un grave peccato: da ciò possiamo comprendere come questo alimento fosse considerato indispensabile per l’alimentazione. La cottura avveniva anche su lastre di pietra arroventate. La pasta dolce poteva essere avvolta a spirale e fritta nel grasso in padella. La birra si otteneva dai pani d'orzo: questi ultimi si mettevano in forno, venivano prelevati prima di essere completamente cotti, si imbevevano di liquore di dattero e lasciati fermentare. Successivamente si pressavano e, attraverso un setaccio, si filtrava la bevanda ottenuta ovvero una birra non molto alcolica che veniva conservata in giare tappate. Dalla fermentazione di bacche e di frutti zuccherini si ricavavano bevande superalcoliche. La birra veniva preparata dalle donne (fig.84).
Il vino era bevuto non allungato con acqua. Rispetto alla birra veniva in secondo piano: il più pregiato era quello che si coltivava sul Delta. Le vigne erano a forma di pergole (fig. 85). I grappoli di uva erano raccolti, messi in grandi catini per poi essere pigiati con i piedi. I residui erano messi dentro un sacco con all'estremità due bastoni che, girando in senso contrario, lo torcevano e lo strizzavano lasciando uscire il liquido. Quest'ultimo era fatto fermentare in anfore tappate che riportavano il luogo e la data di produzione del vino (fig. 86).
L'olio per friggere apparteneva alle varietà di olio di sesamo, olio di lino e olio bak (ottenuto dalle noci di moringa). Molti oli importati erano utilizzati per fini cosmetici e medici. In cucina si faceva largo uso di sale ed erbe aromatiche (cumino, prezzemolo, ginepro, finocchio, anice). Il cardamomo si masticava per pulire i denti e rinfrescare l'alito. L'apicultura era molto praticata: il miele era utilizzato a fini farmacologici e cosmetici ma anche come dolcificante (fig.87).
Si coltivavano cocomeri, fichi, palme da dattero, meloni, meli e melograni. Molto apprezzate erano le giuggiole, le noci di palma Dum. Il frutto della mandragora era considerato afrodisiaco forse perché aveva un'alta concentrazione di tossine nella buccia e chi lo ingeriva era soggetto ad allucinazioni. Gli Egizi, inoltre, erano ghiotti di cipolle (depositate attorno alle mummie aiutavano nel viaggio dell'aldilà), porri, aglio, sedano, cetrioli, ceci, fave, lenticchie, lattuga e tuberi. Per quanto riguarda l'attività venatoria si cacciavano leoni, gazzelle, ippopotami, lepri, piccioni, anatre, gru. Gli uccelli acquatici venivano catturati con reti. Dopo essere stati uccisi, spennati e averne pulite le interiora, erano salati e messi in giare. Gli Egizi mangiavano molte uova: in alcune forme di pane e impasti ne sono state rinvenute alcune tracce. Si allevavano i bovini per i mestieri agricoli, ovini e caprini. L'agnello era cucinato con cumino, aglio e coriandolo. Dal sangue dei buoi macellati si ricavava una specie di sanguinaccio mentre il fegato insaporiva le focacce. Gli Egizi preferivano la carne lessa a quella arrostita. Allevavano anche maiali, conigli, iene e gazzelle. I galli erano mangiati in età avanzata e le galline quando non producevano più uova. Le oche venivano ipernutrite per poi mangiarne il fegato (secoli prima del fois gras francese). Il pesce (fig. 88) era pescato con la tecnica della rete a strascico: a riva veniva pulito dalle interiora, fatto seccare, messo a salare e conservato in giare. Era il cibo più comune per chi non poteva permettersi la carne. Una curiosità: sulle tavole delle offerte funerarie il pesce non era mai presente.
Il latte aveva un significato simbolico: durante le processioni funebri i viottoli percorsi dai partecipanti ne erano cosparsi per alludere alla resurrezione. Particolari vasi adornati con simulacri di seni in rilievo erano utilizzati durante le cerimonie.
Nell'alimentazione quotidiana si beveva latte di capra, di vacca, di asino da cui si ricavavano burro e formaggio.
I banchetti
Nelle case dell'antico Egitto si mangiava seduti su stuoie e cuscini con davanti un tavolino basso su cui era apparecchiato il cibo preparato. I bicchieri erano posati sul pavimento. I ricchi, invece, si sedevano di fronte ad alti tavoli ed erano serviti dagli schiavi. I recipienti per trasportare le provviste erano di terracotta. I cuochi della corte reale erano maschi forse perché dovevano maneggiare strumenti di metallo, come ad esempio i coltelli, assimilabili alle armi.
Ecco qui di seguito un esempio di menù ispirato ai cibi raffiguranti nella stele funeraria di Mentuwoser (soprintendente di Sesostri I) custodita presso Il Metropolitan Museum of Art di New York. La birra è servita al defunto dal padre (sulla destra in basso). Il fiore di loto annusato dalla fanciulla in basso è simbolo di purezza.
Le donne sposate nell'antico Egitto erano chiamate le “signore della casa”. Esse potevano scegliere liberamente il proprio sposo, erano proprietarie di beni propri indipendentemente dal marito, li ereditavano alla morte del padre e ricorrevano ai tribunali nel caso in cui erano calpestati i loro diritti. Partorivano in casa, morendo spesso di setticemia, e allattavano i bambini fino a tre anni (fig. 90). I figli accudivano le madri fino alla morte. La famiglia era considerata un tassello importante della società.
Merit Ptah (fig.91) era una donna medico leggendaria, la prima nella storia dell'umanità. Il suo nome, con il quale è stato chiamato un cratere su Venere, significa “amata da Ptah”, il dio degli artigiani e degli architetti. Esso, tuttavia, non compare nelle liste dei guaritori vissuti nell'antico Egitto nel 2700 a.C. (periodo in cui sarebbe vissuta).
Figura molto particolare é la regina Hatshepsut (fig.92) succeduta al marito usurpando il trono al figliastro Thutmosi III (1479- 1458 a.C.). Si faceva ritrarre con i simboli regali del faraone, tra cui la barba posticcia.
Cleopatra significa “gloria del padre”. Ella apparteneva alla dinastia dei Tolomei: il padre era Tolomeo XII. Conosciuta col nome di Cleopatra VII, nasce tra il 70 e il 69 a.C. Durante i 21 anni del suo regno sarà capace di controllare tutto il Mediterraneo orientale. Sedurrà prima Cesare e poi Marco Antonio. Cesare le fece erigere a Roma una statua di bronzo dorato all'interno del tempio di Venere genitrice, la dea che proteggeva la sua gens. È stata una vera e propria influencer per le acconciature e la moda del tempo. Dotata di incredibile fascino e sensualità, esperta nell'arte della retorica, si dice che fosse una donna coltissima: aveva letto l’Iliade e l’Odissea, aveva studiato filosofia, matematica, scienze (forse ha scritto un trattato di farmacologia). Sicuramente ha avuto la possibilità di consultare i volumi della celebre biblioteca di Alessandria d’Egitto. Possedeva una cultura greca. Donna emancipata per i suoi tempi, si faceva adorare dal suo popolo come l’incarnazione della dea Iside. Non conosciamo l’identità della madre: era greca o egizia (in quest’ultimo caso sicuramente si trattava di una donna legata alle famiglie dei sacerdoti di Tebe) e apparteneva ad un alto lignaggio. Cleopatra sposò il fratello minore Tolomeo XIV, di appena 11 anni, così come voleva la tradizione tolemaica che si rifaceva al mito della coppia Iside- Osiride fratelli e sposi. Parlava correntemente la lingua egizia senza bisogno di interpreti, al contrario dei suoi predecessori. Donna molto scaltra, ha elargito donazioni ai diversi culti religiosi presenti in tutto il Regno per ingraziarsi il popolo. Per quanto riguarda il suo aspetto fisico probabilmente aveva sembianze caucasiche e non negroidi; ci sono due fonti storiche che la descrivono indirettamente e cui possiamo far riferimento: si tratta della statua fatta erigere da Cesare all'interno del tempio di Venere genitrice, che ritraeva le sue sembianze, e il dipinto di Cleopatra morente portato in processione da Ottaviano come simbolo di vittoria sull’Egitto. Tra i busti che la raffigurano ricordiamo quello del museo egizio di Torino (fig.93).
Sulle monete (fig. 94) appare con un naso prominente ed un profilo mascolino per assomigliare al padre con l'intento di ottenere la legittimazione del suo potere.
Cleopatra è una donna da ammirare: ha saputo farsi strada in un mondo di uomini arrivando persino a comandare personalmente la flotta del regno. Si dice che possedeva le perle più preziose di tutto l'Oriente e che, per una scommessa con Marco Aurelio, ne abbia sciolta una in una coppa d'aceto (fig. 95).
Secondo la leggenda Cleopatra muore suicida (fig.96) facendosi mordere da un serpente intorno al 10 o al 12 agosto del 30 a.C., quando Ottaviano, dopo aver sconfitto Marco Aurelio, entra come conquistatore in Egitto. Probabilmente si tratta di una notizia falsa: la regina ha utilizzato un veleno e ha poi dato ordine di diffondere la voce del morso del serpente. Ma perché tutto questo? Non dobbiamo dimenticare che i sovrani egizi da secoli erano legati a questo rettile con forte valenza simbolica religiosa, in particolare il cobra.
Comunque sia, nonostante Ottaviano ordinerà la damnatio memoriae della celebre regina, il mondo intero continua a ricordarla per la sua grandezza e, soprattutto, come esempio di donna emancipata per i suoi tempi.
Ma come era la moda nell’ antico Egitto? In generale si indossavano abiti di lino perché fresco e traspirante. Gli uomini portano lo schentis (fig. 97), una pezza stretta intorno ai fianchi annodata sul davanti. Le donne indossavano il Kalasiris (fig.98) a forma di tubo con maniche staccabili.
Nel museo di Belle Arti di Boston è conservato un abito di perline (fig.99) risalente al 2400 a.C. forse appartenuto ad una danzatrice: è attillato, ha le spalline dritte, vita alta, l’orlo inferiore é decorato con frange di conchiglie. Le maglie che lo caratterizzano sono state realizzate con perline di vetro colorate.
Gli Egizi portavano sulla testa coni di cera profumati che, a causa del calore, si scioglievano, idratando così la pelle ed emanando al contempo fragranze incredibili. Le parrucche (fig.100) erano molte elaborate ed erano fatte con capelli umani fissati ad una rete. Esse venivano indossate anche dagli uomini ma nella vita di tutti i giorni questi ultimi potevano mostrare liberamente la propria capigliatura, curata con impacchi di olio.
Profumi e cosmetici erano adoperati in abbondanza: i primi erano a base di mirra e incenso e venivano incorporati nei grassi per produrre le pomate (fig. 101).
Per il trucco si applicava il bistro verde a base di malachite sulla palpebra inferiore mentre quello nero con antimonio si metteva su quella superiore e sulle sopracciglia. Una curiosità: l’antimonio era utilizzato come disinfettante contro le aggressioni batteriche; proteggeva inoltre dal sole e dalla polvere. Tipica caratteristica del trucco egiziano era la traccia del prolungamento dell'occhio verso le tempie (fig.102). Gli uomini usavano sostanze emollienti dopo la rasatura.
Il Busto di Nefertiti (fig.103) ha rappresentato un’icona della moda negli anni ’30 del XIX secolo. Per quale motivo? Nefertiti era la moglie di Akhenaton, il faraone della diciottesima dinastia (XIV secolo a.C.), il suo nome significa “la bella é arrivata”. Questa scultura in pietra calcarea dipinta risale al 1345 a.C. La regina indossa una corona a forma di tronco rovesciato decorata con un ureo (cobra apotropaico e simbolo di regalità). Ha le labbra color vermiglio e gli occhi truccati con il khol (polvere usata per tracciare il contorno occhi). Il collare decorativo che le copre anche le spalle si chiamava usek, era unisex e poteva essere realizzato sia con placche trapezoidali che con fasce di minuscole perline. Il busto è stato rinvenuto nel 1912 a Tell el-Amarna. Oggi è custodito presso il Museo Egizio di Berlino. Quando fu esposto al pubblico nel 1923 esso contribuì, insieme alla scoperta fatta l'anno precedente della tomba di Tutankhamon, alla diffusione della moda revival dell'antico Egitto nell’Art Déco.
Ecco allora gioielli a forma di scarabeo, motivi decorativi con piramidi e fiori di loto, il trionfo del blu elettrico e del verde Nilo. La moda à la garçonne, sempre di quegli anni, con caschetto nero, occhi delineati da spesse linee nere, labbra vermiglie (fig. 104), nasce quasi sicuramente dall’egittomania di quegli anni.
Nell’ antico Egitto per i gioielli erano utilizzate le pietre dure (malachite, i lapislazzuli di importazione afghana, turchese, ossidiana, quarzo etc). Si indossavano bracciali rigidi (fig. 105), orecchini sontuosi anche con funzione apotropaica. Molti anelli (fig. 106) servivano anche da sigilli. L'argento era più costoso dell’oro perché più raro.
La cultura dell'antico Egitto ha continuato a suscitare interesse per secoli. Basti pensare ad Athanasius Kircher (fig. 107), padre gesuita, studioso della scrittura geroglifica e grande collezionista di materiale archeologico.
Nel XVIII secolo il caffè degli inglesi a Roma fu arredato da G. Battista Piranesi secondo lo stile egizio, mentre nel 1791 W. Amadeus Mozart crea Il flauto magico (fig. 108) prendendo spunto dai misteri di iniziazione della religione egizia.
Quando Napoleone organizzò la spedizione per la conquista dell'Egitto, si fece accompagnare da studiosi e scienziati. Nel 1822 Champollion riuscì a tradurre il contenuto della stele rinvenuta a Rosetta (allora Rashid) (fig. 109) scritta in geroglifico, demotico e greco, partendo dalla conoscenza del copto, ultima fase della lingua egizia basata sull’ alfabeto greco. L'iscrizione era stata voluta da Tolomeo V: si tratta di un decreto risalente al 196 a.C. in cui si accordavano importanti vantaggi economici a templi egiziani. Furono tuttavia gli inglesi a impossessarsi della pietra ora esposta al British Museum di Londra.
Nel 1828 Champollion e I. Rosellini, un altro studioso dell'antico Egitto, partono per una spedizione nella terra dei faraoni: ne nascerà l'opera “I monumenti dell'Egitto e della Nubia” (fig.110) le cui tavole hanno influenzato il revival dell'epoca per quanto riguarda il mobilio. Ma essi non furono i soli a dare un importante contributo all’argomento: già Dominique Vivant Denon, al ritorno in patria dalla spedizione napoleonica, coordinò il lavoro della Commission des Sciences et des Arts nella realizzazione dell'opera monumentale “La description de l’Egypte” (fig.111).
In Gran Bretagna agli inizi del XIX secolo si allestirono addirittura delle produzioni immersive a tema egizio con vedute a 360 ° in cui lo spettatore si collocava al centro di un enorme dipinto circolare così da avere l'impressione di trovarsi realmente nel luogo simulato. Il revival continuerà con la setta della massoneria che prende a costruire i propri edifici secondo archetipi egizi (fig. 112 villa Stibbert Firenze).
Anche il Caffè Pedrocchi a Padova (fig. 113), costruito nel XIX secolo dall'architetto G. Jappelli, risente di questa moda nella decorazione della sala egizia (fig. 114). I simboli egizi volevano essere un omaggio a G. Battista Belzoni, un esploratore padovano scopritore di reperti egizi ammirati da Jappelli.
Nel 1867, in occasione dell'Esposizione Universale di Parigi, l'Egitto è rappresentato dal Parco egiziano in cui fa da protagonista un tempio frutto della sintesi di tutti i templi scoperti fino a quel momento dalle compagnie archeologiche. La sua realizzazione (fig. 115) viene affidata ad A. Mariette, direttore del Servizio delle Antichità dell'Egitto, con lo scopo di diffondere nel grande pubblico l'interesse per l'antica civiltà. Tra gli eventi organizzati all'interno del padiglione ricordiamo lo sbendaggio delle mummie cui ha assistito T. Gautier, il celebre scrittore francese autore non a caso del racconto il piede della mummia.
Mariette curò numerose spedizioni in Egitto e nel febbraio del 1855 venne nominato Conservatore aggiunto al Museo del Louvre. Pensate che gli fu messo a disposizione un battello a vapore, il Samanoud, , in seguito trasformato in una residenza galleggiante, per i suoi spostamenti sul Nilo!
L’Aida
Unica opera scritta su soggetto originale non ispirato ad un testo preesistente, l’Aida è suddivisa in quattro atti (fig. 116).
Fu rappresentata per la prima volta al Cairo, al Teatro dell'Opera, il 24 dicembre 1871, con due anni di ritardo rispetto al previsto a causa della guerra franco-prussiana. L'8 febbraio 1872 verrà messa in scena in Italia alla Scala di Milano mentre bisognerà aspettare il 1880 per la rappresentazione all’Opéra Garnier di Parigi. L’Aida si rifà alla grand- opéra francese per la presenza di cori, danze, processioni. Mariette ha scritto il primo canovaccio del libretto mentre A. Ghislanzoni lo ha tradotto in versi italiani. Verdi, successivamente, si é occupato della sceneggiatura completa ripartita in quattro atti. La trama é ambientata all'epoca dell'antico Egitto e vede al centro la storia d'amore tra Radamès (il capitano delle guardie egizie) e Aida la schiava, in realtà principessa in incognito figlia del re di Etiopia. Nel primo atto, ambientato a Menfi, Amneris, la figlia del re d'Egitto, innamorata di Radamès, si rende conto come quest'ultimo ricambi l'amore di Aida. Il giovane parte per andare a combattere in Etiopia in quanto condottiero delle truppe egizie. Aida è dilaniata dal senso di colpa perché spera che le truppe del padre siano da lui sconfitte: sin dall’inizio del dramma, dunque, la ragion di Stato lotta contro i sentimenti. Nella seconda scena sacerdoti e sacerdotesse eseguono danze rituali e canti propiziatori in favore del giovane. Nel secondo atto Amneris riesce a far confessare ad Aida il suo amore raccontandole la menzogna che il giovane fosse morto in battaglia, ma in realtà egli è tornato vincitore e in suo onore viene organizzata l'entrata trionfale. Il condottiero esprime come desiderio la liberazione dei prigionieri etiopi. Il capo dei sacerdoti acconsente, ma non lascia andare né Aida, né Amonasro. Quest’ultimo è padre della fanciulla e re d’Etiopia in incognito. Egli racconta una bugia per aver salva la vita: giura di aver visto con i suoi propri occhi morire il sovrano avversario dell’esercito egizio. Radamès ottiene la mano di Amneris e la successione al trono egizio. Nel terzo atto Amonasro vuole convincere Aida a farsi rivelare da Radamès i piani di battaglia dell'esercito egizio durante un incontro amoroso. Aida riesce a persuadere il giovane a seguirla nella fuga. Radamès (non pensando di parlare alla figlia del nemico) le rivelerà il percorso che farà l'esercito; nel frattempo però è segretamente ascoltato da Amonasro. Il re etiope allora entra in scena, rivela la propria identità e cerca di persuaderlo a passare dalla sua parte. Il gruppo viene sorpreso da Amneris che accusa Radamès di tradimento. Padre e figlia riescono a fuggire (Amonasro in seguito morirà). Il condottiero viene fatto prigioniero; nel quarto atto egli rifiuta di rinunciare ad Aida e viene condannato a morte. Aida lo raggiungerà di nascosto nel sotterraneo per morire insieme a lui.
La prima al Cairo fu un successo anche se Verdi non era presente: il grande musicista vi mancò per paura della traversata. Non risulta da alcun documento che il grande compositore si sia documentato sulla musica antica o sul folclore orientale, anche se ci sono riferimenti melodici alla musica araba. Per quanto riguarda le scene e i costumi, essi vennero curati dall’egittologo A. Mariette (fig. 117).
Una curiosità: il critico musicale Filippo Filippi scrive che alla prima del Cairo, Aida (il soprano Antonietta Pozzoni Anastasi) ha indossato un diadema con sopra incisi simboli ispirati alla decorazione dei monumenti egizi della Nubia. Il compito di Mariette fu assai arduo perché doveva rendere godibile lo spettacolo, ma allo stesso tempo creare un’ambientazione verosimile con un tocco di esotismo. Le fonti cui ha attinto sono state: i disegni di Théophile Lefebvre in “Voyage en Abyssinie” e le raccolte iconografiche dell’epoca di Denon e Rosellini. La trama forse ha tratto spunto anche da un'iscrizione storica risalente al 1213 a.C., trovata nel tempio di Amon, che testimonia l'invasione dell'Egitto da parte di gruppi libici. Il processo per alto tradimento che ha coinvolto Radamès, invece, forse si rifà al contenuto della cosiddetta stele dell'esilio di Aspelta, in cui si narra del processo ad Aspelta, eletto re kuscita (593- 568 a.C), per cui sono stati condannati alcuni sacerdoti del tempio di Amon. Questi ultimi, infatti, furono arsi vivi perché avevano pianificato l’uccisione di un uomo innocente. Il canovaccio, comunque, presenta qualche inesattezza storica. L’unico personaggio della vicenda realmente esistito è Amonasro, vissuto tra il 260 e il 250 a.C., sovrano del l’impero Meroitico di Kush.
Tra le locandine teatrali che hanno fatto la storia dell'opera ricordiamo quella del teatro della Fenice del 1881 (fig. 118) con in basso una sfinge, un paesaggio nilotico, il tempio di Philae con una piramide. Il titolo dell'opera è dato da corpi di personaggi che con le loro posizioni singole o a coppie formano il nome di “Aida”.
Molto bello é anche il manifesto ideato per commemorare il centenario verdiano del 1913 all'Arena di Verona (fig. 119). L'autore, Plinio Codognato, nella parte superiore colloca in controluce Radamès che solleva una spada verso l'altro mentre guarda lo spettatore. Sullo sfondo trionfano i colori infuocati dell'arena: si tratta della prima rappresentazione lirica avvenuta all'interno del celebre anfiteatro.
Visita al Museo Egizio di Torino
Il Museo Egizio è aperto il lunedì dalle 9.00 alle 14 mentre tutti gli altri giorni dalle 9.00 alle 18.30. Il biglietto intero costa 15 euro, ridotto 12 euro. È consigliata vivamente la prenotazione on line data la grande affluenza (foto 1).
Recentemente è stato allestito, all’interno del cortile di ingresso, un giardino (foto 2) che ricorda quello delle case egizie, popolato da fiori di loto (foto 3 e 4), alberi di fico (foto 5), melograni (foto 6), la pianta del lino (foto 7), etc.
Il Museo sorge all’interno del palazzo denominato Collegio dei Nobili in via Accademia delle Scienze. La raccolta nasce dal primo nucleo di reperti portati a Torino dal professore di botanica ed egittologo Vitaliano Donati. A darci il benvenuto c’è la statua di Sekhmet assisa (foto 08) e la dea Iside (foto 09).
Proseguendo la visita, (articolata su 4 piani), ci sono pannelli esplicativi che raccontano la vicenda della traduzione della stele di Rosetta e della campagna napoleonica in Egitto (foto 10) e il contributo di Schiaparelli.
Molto interessante è il papiro del Libro dei Morti (foto 11). Tra i reperti che mi hanno maggiormente colpito ricordo i vasi canopi (foto 12), le raffigurazioni delle offerte al dio Osiride (foto 13), le stele che, secondo le credenze egizie, permettevano il passaggio dell’anima del defunto dal regno dei morti a quello dei vivi (foto 14), i poggiatesta (foto 15).
Particolarmente vivaci sono i gruppi di statuette che riproducono scene di vita quotidiana (foto 16).
Tra gli oggetti in mostra ricordo ancora i vasi di alabastro con gli strumenti di misura (foto 17), i letti (foto 18), gli ostraka (foto 19).
Ma le perle della collezione, a mio parere sono: l’ostrakon con la ballerina in posizione acrobatica (fantastica!!!!) (foto 20), il vaso panciuto che raffigura il dio Bès (foto 21), le statuette degli animali domestici (fig.22), le meravigliose sfingi (foto 23 e 24). La durata media della visita è di circa due ore e mezza.
Il menù di Mentuwoser è stato tratto dal testo (apportandovi alcune modifiche) di V.Franklin e A. Johnson Menus that made History Edizioni Kyle Books, 2019.
Fumetti consigliati
Libri consigliati
Non a caso la chiamano “oro blu” contenuta nel testo Proposte di unità di apprendimento interdisciplinari per il biennio con Educazione Civica di Rossella Carpentieri Edizioni Loescher, 2021.
L’ABC degli antichi Egizi di Rossella Carpentieri contenuta nell’espansione multimediale del testo Le rotte del tempo di F.Cioffi e A.Cristofori, Edizioni Loescher 2019.
Per il Libro dei morti:
Per la figura del Golem:
https://it.wikipedia.org/wiki/Il_Golem_(film_1915)
Per aspetti della vita quotidiana:
https://it.linkedin.com/pulse/le-influenze-dellantico-egitto-sullart-d%C3%A9co-maria-stimolo
https://antropocene.it/2019/03/17/gli-egizi-e-lagricoltura/
https://www.vitantica.net/2019/11/25/cosa-mangiavano-gli-egizi/
Per il trucco:
Per i bozzetti dell’Aida:
https://www.archivioricordi.com/#/
Per la maschera di Tutankhamon:
https://www.analisidellopera.it/maschera-funeraria-di-tutankhamon/
Per la stella Sirio:
Per Cleopatra e Alberto Angela:
Per Aida:
Danza e cori sacerdotesse primo atto, scena II:
Aida regia di F.Zeffirelli:
Per il racconto audio Il piede della mummia:
Per l'antico Egitto in un itinerario a Roma:
Fig. 2 https://it.wikipedia.org/wiki/Horus#/media/File:Seth_+_Horus_=_2_terres.jpg
Fig.3 https://www.pinterest.it/pin/725642558684670610/
Fig.4 https://scuolaelettrica.it/alessandra/storia/storia6.php
Fig.5 http://ilmondodiaura.altervista.org/EGIZI/SOCIETAEGIZI.htm
Fig.6 https://it.wikipedia.org/wiki/Ramses_III
Fig.7 https://hurghadalife.wordpress.com/2015/09/12/cosa-significa-faraone/
Fig.8 https://it.wikipedia.org/wiki/Scriba_rosso#/media/File:The_seated_scribe.jpg
Fig.10 https://it.wikipedia.org/wiki/Astronomia_egizia#/media/File:SethiIsoffastron.jpg
Fig.11 https://www.flickr.com/photos/aldoaldoz/4151124576
Fig.12 https://artsupp.com/it/artisti/anonimo/cubito-reale-donato-a-kha-dal-faraone-amenhotep-ii
Fig.13 https://www.ricercheperlascuola.it/i-geroglifici-la-scrittura-degli-egizi/
Fig. 14 https://misterorisolto.wordpress.com/2012/08/09/il-papiro-di-tulli/
Fig.15 http://ilmondodiaura.altervista.org/EGIZI/SOCIETAEGIZI.htm
Fig. 16 https://www.comune.casina.re.it/2017/09/levoluzione-dellagricoltura-al-castello-di-sarzano/
Fig.18 https://it.wikipedia.org/wiki/Nebamon#/media/File:TombofNebamun-2.jpg
Fig.19 https://it.wikipedia.org/wiki/Ceramica_egizia
Fig.20 britishmuseum.org
Fig.23 https://www.nautica.it/cultura-nautica/imbarcazioni-egiziane/
Fig.24 http://ilmondodiaura.altervista.org/EGIZI/abitazione%20egizi.htm
Fig.25 https://www.grechigiardini.it/scheda/74/storia-del-giardino-egizio/
Fig.28 https://www.vanillamagazine.it/deir-el-medina-il-villaggio-degli-artisti-della-valle-dei-re/
Fig.29 https://it.wikipedia.org/wiki/Shu_%28divinit%C3%A0%29
Fig.30 https://it.wikipedia.org/wiki/Geb#/media/File:Geb.svg
Fig.31 https://it.wikipedia.org/wiki/Nut_%28mitologia%29#/media/File:Nut.svg
Fig.32 https://it.wikipedia.org/wiki/Seth#/media/File:Set.svg
Fig.33 https://it.wikipedia.org/wiki/Osiride#/media/File:Standing_Osiris_edit1.svg
Fig.34 https://it.wikipedia.org/wiki/Iside#/media/File:Isis.svg
Fig.35 https://it.wikipedia.org/wiki/Horus#/media/File:Horus_standing.svg
Fig.36 https://it.wikipedia.org/wiki/Ra#/media/File:Re-Horakhty.svg
Fig.37 https://it.wikipedia.org/wiki/Sekhmet#/media/File:Sekhmet.svg
Fig.38 https://it.wikipedia.org/wiki/Thot#/media/File:Thoth.svg
Fig.39 https://it.wikipedia.org/wiki/Bastet#/media/File:Bastet.svg
Fig.40 https://notstupid.wixsite.com/notstupid/single-post/2017/11/08/bes-il-dio-nano
Fig.41 https://it.wikipedia.org/wiki/Anubi#/media/File:Anubis_standing.svg
Fig.42 https://it.wikipedia.org/wiki/Maat#/media/File:Maat.svg
Fig.43 https://it.wikipedia.org/wiki/File:Hathor_mirror.svg
Fig.44 https://en.wikipedia.org/wiki/Khnum#/media/File:Khnum.svg
Fig.45 https://en.wikipedia.org/wiki/Ptah#/media/File:Ptah_standing.svg
Fig.49 https://cultura.ilfilo.net/margaritone-darezzo-madonna-in-trono-col-bambino-1257/
Fig.50 https://www.egy-king.com/2021/05/ancient-egyptian-ba-bird.html
Fig.52 https://www.museoegizio.it/esplora/notizie/la-confessione-negativa-torino-spiritualita/
Fig.54 https://www.sapere.it/sapere/strumenti/domande-risposte/storia-civilta/vasi-canopi-egizi.html
Fig.56 https://viajesporegipto.com/fotografias/tumba-visir-ramose-funeral.htm
Fig.57 https://it.m.wikipedia.org/wiki/File:Sarcofago_antico_egitto_Museo_Egizio_Torino-b.jpg
Fig.58 https://it.wikipedia.org/wiki/Aaru#/media/File:Champs-des-Roseaux-TT1-Sennedjem.jpg
Fig.59 http://italiaparallela.blogspot.com/p/mastaba-queste-sconosciute.html
Fig.62 https://www.geometriefluide.com/it/complessogiza/
Fig.63 https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/6/6a/Sakkara_01.jpg
Fig.64 https://it.wikipedia.org/wiki/Imhotep#/media/File:Imhotep-Louvre.JPG
Fig.65 https://www.classicult.it/la-piramide-di-djoser-ritorna-dopo-14-anni-di-restauro/
Fig.66 https://laciviltaegizia.org/2021/12/18/il-sito-di-wadi-el-jarf-e-il-papiro-di-merer/
Fig.67 https://www.archetravel.com/blog/piramidi-di-giza-guida-alla-visita/
Fig.68 https://it.wikipedia.org/wiki/Piramide_di_Cheope#/media/File:Kheops-Pyramid.jpg
Fig.69 http://utenti.quipo.it/base5/geosolid/piramide_cheope.htm
Fig.70 https://www.fabiolottero.it/Piramidi.html
Fig.72 https://italiano.memphistours.com/Egitto/Guida/cairo/wiki/La-Sfinge
Fig.74 https://www.ilcineocchio.it/cinema/riflessione-il-golem-di-boese-e-wegener-1920/
Fig.76 https://it.wikipedia.org/wiki/Micerino#/media/File:Menkaura_y_Khamerernebti_01.jpg
Fig.77 e 78 https://it.wikipedia.org/wiki/Maschera_funeraria_di_Tutankhamon#/media/File:Tutanhamon001.jpg
Fig.79 https://www.artesvelata.it/pittura-antico-egitto/
Fig.80 https://it.wikipedia.org/wiki/Nebamon#/media/File:TombofNebamun-2.jpg
Fig.81 https://it.wikipedia.org/wiki/Nebamon#/media/File:Nebamun_tomb_fresco_dancers_and_musicians.png
Fig.82 http://www.lundici.it/2018/01/a-cena-con-tutankhamon-la-cucina-nellantico-egitto/
Fig.83 https://progettoipazia.com/2018/11/26/il-cibo-degli-egizi-spiegato-ai-bambini/
Fig.84 https://storico.beniculturali.it/mibac/multimedia/MiBAC/minisiti/alimentazione/foto/big/033.jpg
Fig.85 http://oltre-la-notte.blogspot.com/2014/05/il-vino-nellantico-egitto.html
Fig.86 https://www.sapere.it/sapere/approfondimenti/storia/antico-egitto/alimentazione/vino-vendemmia.html
Fig.88 https://www.vitantica.net/2019/11/25/cosa-mangiavano-gli-egizi/
Fig.89 https://storiedistoria.com/2015/05/morti-ma-non-di-fame-il-cibo-nellantico-egitto/banchetto/
Fig.90 https://it.wikipedia.org/wiki/Iside#/media/File:Egypte_louvre_029.jpg
Fig.91 https://ilfoglietto.it/il-foglietto/6623-merit-ptah-la-prima-donna-praticante-di-scienza
Fig.92 http://www.terraincognitaweb.com/la-regina-hatshepsut-si-avveleno-senza-saperlo/
Fig.94 https://www.lamoneta.it/topic/155504-ma-cleopatra-aveva-veramente-un-nasone/
Fig.96 https://mediterraneoantico.it/articoli/egitto-vicino-oriente/cleopatra-mori-morso-un-aspide/
Fig.97 https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Maler_der_Grabkammer_des_Kenamun_001.jpg
Fig.98 https://www.pinterest.ca/pin/382383824596583788/
Fig.99 https://www.vanillamagazine.it/alta-moda-dall-antico-egitto-l-abito-a-rete-di-perline/
Fig.100 https://sharmegitto.files.wordpress.com/2010/12/parrucca.jpg
Fig.101 https://egittolizzando.altervista.org/i-profumi-egizi-precursori-delle-moderne-fragranze/
Fig.102 https://vitaminevaganti.com/2021/03/27/la-cosmesi-nei-secoli-parte-prima/
Fig.103 https://it.wikipedia.org/wiki/Busto_di_Nefertiti#/media/File:Nofretete_Neues_Museum.jpg
Fig.104 https://it.wikipedia.org/wiki/Gar%C3%A7onne#/media/File:Louise_Brooks_Stars_of_the_Photoplay.jpg
Fig.106 https://laciviltaegizia.org/2021/12/10/gli-anelli-sigillo/
Fig.107 https://it.m.wikipedia.org/wiki/File:Athanasius_Kircher_Portrait.jpg
Fig.108 https://www.teatrionline.com/2017/09/il-flauto-magico-live-from-royal-opera-house-2/
Fig.109 https://it.wikipedia.org/wiki/Stele_di_Rosetta#/media/File:Rosetta_Stone_BW.jpeg
Fig.110 https://digitalcollections.nypl.org/items/510d47d9-4724-a3d9-e040-e00a18064a99
Fig.111 https://en.wikipedia.org/wiki/File:Description_de_l%C2%B4Egypte_1.jpg
Fig.112 https://it.wikipedia.org/wiki/Museo_Stibbert#/media/File:Parco_stibbert,_tempio_egizio_04.JPG
Fig.113 https://it.wikipedia.org/wiki/Caff%C3%A8_Pedrocchi#/media/File:Padova_juil_09_191_(8188953626).jpg
Fig.115 https://egyptophile.blogspot.com/2014/06/exposition-universelle-de-1867-paris-un.html
Fig.116 https://it.wikipedia.org/wiki/Aida#/media/File:Aida_(libretto,_1890).jpg
Fig.118 https://www.metoperashop.org/shop/vintage-aida-poster-print-9126
Fig.119 https://www.pinterest.it/pin/298926494007033529/
Titolo | Link |
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Superquark: Museo Egizio di Torino | link |
Titolo | Descrizione |
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Cleopatra | Film del regista Joseph L. Mankiewicz (1963) . Con protagonista Elisabeth Taylor, il film ci regala una descrizione storica abbastanza fedele delle vicende di Cleopatra e, soprattutto, del suo carattere determinato ma allo stesso tempo fragile: anche la celebre regina, come quasi tutte le donne, insegue l’amore…. |